« Gaule » et « Italie » dans les épîtres de la fin Ve-début VIe siècle : stratégies littéraires et enjeux identitaires
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Abstract
Lo studio si concentra sulle epistole di Sidonio Apollinare, Ennodio di Pavia e Avito di Vienna, che citano per nome la Gallia e l’Italia. Si analizzano le ragioni che hanno spinto i tre scrittori di epistole a evocare queste due realtà geografiche, prendendo in considerazione due aspetti di tali epistole spesso considerati antitetici: da un lato, il contesto socio-politico in cui sono inserite; dall’altro, la loro grande raffinatezza stilistica, che oscura non solo il loro significato, ma anche il loro rapporto con la realtà. Sembra quindi che la menzione di questi due Paesi assolva a diverse funzioni: le opinioni politiche di Sidonio e l’elogio implicito della ‘cultura italiana’, l’elogio di Avit della collaborazione tra i due Paesi o la drammatizzazione dell'isolamento della Gallia, mentre nelle lettere di Ennodio la storia passa in secondo piano rispetto ai rapporti più personali, spesso conflittuali, che continua a intrattenere con i membri della sua famiglia o con eminenti personaggi gallici. Queste diverse strategie retoriche, tuttavia, rivelano un comune attaccamento alla latinitas, che continuava a trascendere le divisioni territoriali e ideologiche. Il concetto collegato di romanitas copriva, nell’Alto Medioevo, due diverse forme di romanità: la brillantezza della cultura romana per Sidonio ed Ennodio, e, per Avito, una romanitas estesa all’Impero romano d’Oriente, a sua volta trascesa dalla fede nella Chiesa universale.
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